di Danilo Montin
La novena di Natale… per nove giorni consecutivi dovevamo
svegliarci prestissimo per partecipare alla santa messa delle ore 6.00. Faceva
molto freddo e per raggiungere la chiesa dovevamo percorrere una stradina
sterrata di circa 1 km, spesso ricoperta di neve. Per noi bambini, i campi
imbiancati sembravano mandorlato ed i rami degli alberi, spesso erano piegati a
terra dal peso della neve, apparendo come enormi giganti sconfitti…
La sera prima di Natale noi bambini eravamo tutti agitati,
ma dovevamo andare a letto presto lo stesso. Le tavelle del sottotetto erano
bianche brillanti dalla neve esterna o dal ghiaccio che si formava… ci
mettevamo sotto le coperte con lo scaldino di brace… ma al risveglio il naso
era sempre ghiacciato lo stesso. Si dormiva poco quella notte, perché il primo
di tutti i fratelli e sorelle che si svegliava e correva di fretta dai genitori
a fare gli auguri riceveva la mancia.
Ci mettevamo i vestiti della festa ed andavamo a messa a
digiuno… con l’unico pensiero che al ritorno a casa avremmo trovato a pranzo le
delizie che gli altri giorni dell’anno passavamo ad immaginare… Quando il
periodo andava bene, si prendeva anche un pollo o una faraona e la si faceva
arrosta. Un pezzo piccolo a ciascuno… e tutti si voleva mangiare la coscia! Poi
frutta: fichi secchi e mandarini. Del mandarino mangiavamo anche la scorza.
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